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Sette minuti dopo la mezzanotte

Immagine del redattore: Mariangela PrimucciMariangela Primucci

Find hope in the wild.

Il dolore di un bambino per la perdita della madre.

Sette minuti dopo la mezzanotte è la storia di un profondo e travagliato percorso che porta alla separazione di un bambino da sua madre ammalata di cancro.

La morte prematura segnata dal dolore della malattia è una pena atroce, violenta, angosciante. Il dolore e’ indicibile. Ci si sente cosi vulnerabili e cosi disorientati che sembra impossibile venirne fuori. ”Mai come quando amiamo prestiamo il fianco alla sofferenza, mai come quando abbiamo perduto l’oggetto amato o il suo amore, siamo così disperatamente infelici”(Freud 1929, 574)

Lasciar andare ovvero separarsi è una delle prove emotive più difficili per le persone. Quando a dover lasciar andare sono i bambini o gli adolescenti le difficoltà si amplificano specie quando si e’ di fronte alla separazione più penosa di tutte, la morte di una madre.


La madre rappresenta il primo oggetto d’amore per il bambino, e’ nella relazione con essa che si sviluppa la mente e gradualmente l’identità' del bambino stesso, per mezzo del contenimento e del rispecchiamento emotivo (Winnicott, 1971). Dalla qualità delle prime cure materne, da una madre “sufficientemente buona” dipende il sano sviluppo psichico dell’individuo.

Inoltre una madre diventa "base sicura" (Bowlby, 1979) ovvero un luogo presso cui il bambino sente di poter tornare, riposare e sentirsi al sicuro nei momenti di esplorazione del mondo e di pericolo. Il modello di attaccamento sviluppato in questa primissima relazione influenzerà il modo di relazionarci da adulti.


La mancanza della madre e' percepita in termini assoluti di mancanza. Mancanza di accudimento, protezione, cure, senso di sicurezza e di attaccamento; la perdita influenza lo sviluppo psico-emotivo e intellettivo del bambino e quando non viene elaborata c’e' il rischio che generi un trauma.

Eppure si può, si può dare un senso al dolore e renderlo meno spaventoso. "Si puo’ attraverso l'esperienza dell'amore per l'altro che può rendere il dolore, nonostante tutto, produttivo e vitale, mentre evitare il dolore comporta un chiudersi alla vita affettiva con la conseguenza di un impoverimento interno" (Cancrini, 2014).


Connor, il piccolo protagonista di questa storia triste ma comune, vive il primo periodo di malattia della madre con coraggio e ambizione. Vorrebbe vederla stare meglio e combatte insieme a lei ogni giorno sperando che le cose migliorino. Il pensiero di perderla e’ ancora lontano e impensabile ma inizia ad avere paura. Tanta paura.

Più tardi sarà a scuola, con i pari che si troverà ad agire i suoi sentimenti di colpa e di rabbia non avendo altri strumenti per fronteggiare le emozioni indicibili che accompagnano le sue giornate da quando i sintomi della madre sono peggiorati. A scuola e’ vittima di bullismo, e’ l’ uomo invisibile che si chiede: “Se nessuno mi vede esisto davvero?". Il senso di colpa farà in modo che le sue fantasie distruttive vengano agite con atti di provocazione verso i compagni di scuola che a loro volta reagiranno con violenza verso di lui. Infine sarà lui, l’ uomo invisibile ad agire atti rabbia verso i compagni come a cercare vendetta e a vestirsi di coraggio, il coraggio per poter affrontare quello che sta accendo nel suo mondo interno, come a mostrarsi a se stesso, a farsi vedere e quindi avere prova di esistere.

Connor vive la colpa per la sua incapacità di proteggere la madre e ancor più la grande colpa per non voler altro che questa sofferenza finisca al più presto. Questo per lui e’ quello che non si può pensare e neanche dire. E’ proprio quello che lo blocca. Lo paralizza. Accettare di aver desiderato la morte della madre solo per far si che tutto il dolore possa finire e’ troppo grande, genera dolore, colpa e rabbia verso se stessi.

Particolarmente difficili da affrontare sono i sensi di colpa nei confronti dell’oggetto amato, la paura di averlo danneggiato o di averlo distrutto in modo irreparabile (Cancrini, 2014). Nel processo del lutto, il senso di colpa inconscio, che spesso accompagna una perdita, può impedire l’emergere dell’amore e del dolore.


A questo punto del film i sentimenti sono davvero intensi, a tratti violenti, la sensazione persistente e’ quella di un peso sullo stomaco, si può solo urlare o piangere.

Sembra che nel suo mondo la madre sia l’unica persona in grado di amarlo e prendersi cura di lui. Il padre e’ distante emotivamente e da tempo vive all’estero e alla richiesta di Connor di portarlo con se in America si tira indietro dicendo di avere un’altra famiglia per cui non potrebbe occuparsi di lui.

Un’altra persona che compare nella vita di Connor e’ la nonna, austera e poco affettuosa che entra in scena in soccorso della madre quando diventerà irrimediabilmente terminale. Connor sarà costretto a vivere con lei. Tra i due sembra non esserci una bella intesa ma si impegneranno ad affrontare questa convivenza.


In questo scenario devastante per l’universo emotivo del bambino in cui non ci sono altre figure di riferimento accoglienti, in cui si sente in parte responsabile del male che sta vivendo la madre, interviene in soccorso la sua fantasia come elemento creativo e trasformativo, che il protagonista riesce a rappresentare attraverso il disegno, che magicamente si fa vivo ogni notte. Sarà la fantasia dell’albero del tasso simbolo di morte e al tempo stesso di cura a salvare Connor dalle sue stesse paure, dai suoi sensi di colpa. Il tasso è rappresentato come un mostro gigante, un albero che prende vita ogni notte, e raggiunge Connor ovunque lui sia con una forza prorompente, come la rabbia di Connor. Il tasso ha il compito di raccontargli tre storie che lo aiuteranno a “capire”, a trovare un senso, a mentalizzare. Le storie che gli verranno raccontate sette minuti prima della Mezzanotte sono fondate sulla ricerca del colpevole, ma sembrano tutte cosi assurde, quello che si crede essere il colpevole si rivela innocente e quello che sembrava la vittima della storia e'il vero carnefice. Ma qual’e’ il senso di tutto questo? continua a chiedersi Connor tra implosioni di colpa ed esplosioni di rabbia. Qual’ e’ la verità di queste storie? Chi e’ il colpevole? Come se fosse necessario trovarne sempre uno. "E perche nemmeno le fantasie più profonde riescono a guarire la mamma? "

La verità insegna il Tasso si potrà comprendere solo quando si diventerà capaci di tollerare l’incertezza. Quando si realizzerà che non c’e' valore assoluto tra bene e male e che esistono delle situazioni incontrollabili come la morte o la malattia di fronte alle quali e’ normale sentirsi colpevoli, arrabbiati, feriti, impotenti. Il tasso aiuta Connor a capire che ci sono delle cose che avvengono senza che ci sia necessariamente una colpa od una punizione. Non è sempre colpa di qualcuno! Questo personaggio fantastico cosi misterioso, pauroso e saggio allo stesso tempo favorisce nel bambino un buon rapporto con le sue emozioni. Con la rabbia fonte di energia vitale che potrebbe essere distruttiva se non ben modulata, con la paura che permette di difenderci dai pericoli, con la tristezza che permettere di riflettere; con la dimensione del perdono (per sé, per la madre, per il padre, per la nonna , per i compagni di scuola ) e con l'accettazione della realtà.


La saggezza delle storie del Tasso unite al dono prezioso che la madre gli ha lasciato ovvero l’arte nella forma del disegno, permetteranno a Connor di rappresentare le sue paure consentendogli di stare col dolore, di guardarlo negli occhi, di sentirlo intensamente, di accettare di aver avuto dei desideri, di non sentirsi responsabile per la perdita della madre. Cosi quando la malattia avrà avuto il sopravvento sul corpo della madre e la morte sarà vicina, dopo aver lottato per non finire nel baratro potrà finalmente dire a voce alta cosa ha desiderato “Vorrei che tutto questo dolore finisse!” e non sentirsi più profondamente in colpa per questo. Capirà quindi che il suo desiderio non e’ responsabile della morte della madre, slegherà il falso rapporto di causa effetto tra gli eventi, cosi solo ritornerà libero, trovando la forza di lasciarla andare.

"Soltanto dopo aver elaborato il senso di colpa inconscio, collegato all’odio e alla gelosia, ha potuto ritrovare l’amore e quindi ha potuto piangere e soffrire. E soltanto a questo punto è potuto emergere “in tutta la sua intensità lo struggimento per l’oggetto d’amore perduto”(Klein 1940 p.343)


L’elaborazione della perdita, e' la capacità di conservare il legame anche se l’oggetto d’amore non è più presente materialmente, permette di custodire il valore dell’oggetto d’amore dentro di noi.

Se non si riesce a vivere l’esperienza del dolore della perdita, si perde anche l’amore e in questo caso la madre di Connor sembra aver creato con lui "un legame di attaccamento sicuro, una madre sufficientemente buona, capace di rispecchiamento , tale da permettere la costruzione del Se e di strutturare un mondo interno dove l’oggetto materno non si dissolve ma resta nella sua forma più’ pura, l’AMORE.

È così che Connor vive il suo lutto, attraverso le fasi di rifiuto, rabbia, contrattazione, depressione e infine accettazione (Kübler-Ross, 1970).

Mentre si prova la massima disperazione, prorompe l’amore per l’oggetto; colui che è in lutto sente più intensamente che nonostante tutto la vita interna ed esterna continua, e che l’oggetto d’amore perduto può essere tenuto al sicuro nel mondo interiore. In questa fase del lutto la sofferenza può diventare produttiva. (Klein 1940, p.343).


Quando si accetta di lasciar andare è importante individuare il dono, il valore, il simbolo che la persona scomparsa ci lascia. Ognuno lascia il suo dono alle persone che ha amato e lo hanno amato, basta sapergli dare un nome, una forma e sarà ciò che di quella persona sarà sempre con noi.

La madre ha lasciato a suo figlio in dono un mondo interno buono e un contenitore emotivo efficiente, l’arte, gli ha insegnato che “c'e' la vita negli occhi”. Connor ha ricevuto il dono della fantasia buona di un protettore, l’albero di tasso che da secoli veglia sugli abitanti del luogo, così come lei veglierà su di lui quando non ci sarà più. Il dono e’ speranza nel dolore.

Ci vuole coraggio per essere onesti con se stessi, per lasciar andare chi d’altronde resterà sempre con noi. La verità, il bene e il male non sembrano essere una scelta dicotomica ma piuttosto qualcosa che somiglia ad una sfumatura.


Bibliografia

  • Bowlby J (1969) Attachment and loss Vol.1. attachment, New York Basic Books; trad. Italiana. “attaccamento e perdita vol. 1. “L’attaccamento alla madre.” Torino, Bollati Boringhieri, 1982

  • Bowlby J (1980) Attachment and loss Vol.3. Loss, Sadness and Depression, New York Basic Books; trad. Italiana. “attaccamento e perdita vol. 3 “la perdita della madre”. Torino, Bollati Boringhieri, 1982

  • Cancrini T.(2014) - Perdita, lutto, dolore e posizione depressiva in Melanie Klein

  • Freud S. (1929) Il disagio della civiltà, OSF, Boringhieri, Torino, pg. 574

  • Klein M. (1921-58), Scritti , Boringhieri, Torino 1971.

  • Klein M (1940) “Mourning and its Relation to Manic Depressive States”

  • Kübler-Ross E. (1970) “Modello a cinque fasi elaborazione del lutto"

  • Winnicott, D. W. (1971). Gioco e realtà. Armando editore.

  • Winnicott, D. W. (2013). Sviluppo affettivo e ambiente. Armando editore.

  • Winnicott, D. W. (2017). Dalla pediatria alla psicoanalisi. Giunti OS Psychometrics

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